mercoledì 9 maggio 2012

TRE DONNE DEL RISORGIMENTO TRA AMORE E RIVOLUZIONE





Venerdì 11 maggio 2012 ore 16,00 Sala delle feste Palazzo Bastogi via Cavour n. 18 Firenze
Consiglio Regionale della Toscana
presentazione dei libri :
Jessie White Mario una giornalista educatrice  (casa editrice Le Lettere) autore Rossella Certini
Miss Uragano  la donna che fece l'Italia (Romano Editore ) autore Paolo Ciampi
proezione  del film documentario Tre donne del Risorgimento tra amore e rivoluzione
introduce Marco Carraresi Segretario Ufficio Presidenza  Consiglio Regionale
Gioietta Del Bianco Pietroniro Vice Presidente  dell'associazione culturale Firenze Magnifica
relatori Rossella Certini Università di Firenze
Paolo Ciampi Giornalista Scrittore
intervengono Maria Teresa Schiavino regista del film
Alessandra Ciotti regista del film
moderatore Gianni Conti direttore della rivista Il Governo delle Idee

La Grande porta di Firenze

Di fronte all'ipotesi del nuovo stadio sull'area Mercafir, benin­teso con il resto di edilizia che si porta dietro perché non di solo stadio stiamo parlando, gli architetti fiorentini hanno avanzato all'Amministrazione pesanti critiche: «Basta con le varianti al Piano regolatore, Firenze ha bisogno di una pianificazione ordina­ta, non a macchia di leopardo». Leggendo queste parole sono rima­sto sconcertato: non pensavo che anche la nuova generazione, che ora gestisce l'Ordine, fosse legata alla concezione sovietica dei piani quin­quennali. Questa andava di gran moda quando ero giovane studen­te, ma la mia generazione in larga parte si è resa conto di quanti dan­ni abbia arrecato l'ideologia del "piano a tutti i costi". Possibile che la terza generazione di architetti non abbia imparato la lezione? Le dinamiche economiche e sociali in cui viviamo sono sempre più veloci e i cambiamenti si susseguono rapidi. Il vecchio modello di pianificazione non è in grado di gestirle. Per questo la Regione To­scana ha introdotto il doppio binario del Piano strutturale e del Re­golamento urbanistico: il primo rappresenta la cornice strategica del­le scelte di pianificazione, il secondo - non a caso ridotto al rango di regolamento - definisce le scelte di governo del territorio. Ma bada­te bene: il Regolamento urbanistico non è la forma esclusiva di go­verno del territorio, perché accortamente il legislatore lo ha posto sul­lo stesso livello degli altri piani di intervento, cioè dei piani complessi, dei piani attuativi e degli accordi di programma. La Regione Tosca­na ha predisposto dunque gli strumenti per un governo del territo­rio più agile e dinamico, mettendo nel cassetto il vecchio modello so­vietico del piano onnipresente, che pretende di programmare l'im-programmabile. Oggi è necessaria una pianificazione flessibile, snella, che sappia cogliere al volo e gestire le opportunità di investimento, in un quadro  coerente di obiettivi pubblici .

Già il piano Detti , in una lungimirante visione di Firenze proiettata nella piana di Prato e di pistoia , aveva previsto uno sviluppo lineare della città  Un asse viario attrezzato , da San Salvi a castello , avrebbe costituito il supporto dei nuovi insediamenti, nei quali decentrare par­te delle attività direzionali del centro storico. L'asse attrezzato non è mai stato realizzato, ma il decentramento previsto da Detti è avvenu­to ugualmente e viale Guidoni ne è diventato l'asse portante, con l'in­sediamento universitario a Novoli, il Palazzo di giustizia, la sede del­la Cassa di risparmio e l'aeroporto. La linea due della tramvia diven­terà l'infrastruttura di comunicazione che legherà il nuovo polo di viale Guidoni al centro storico di Firenze e agli insediamenti della piana, primo fra tutti il polo universitario di Sesto. La tramvia prenderà dun­que il posto del vecchio asse stradale di Detti: non più un'autostrada urbana, ma un sistema moderno di trasporto pubblico su rotaia. Ebbene, l'area Toscolombarda si trova proprio al centro di quest'as­se, di fronte alla sede della Cassa di risparmio e al Palazzo di giusti­zia. E questo il nodo in cui Firenze sta costruendo il suo nuovo vol­to, la porta che racchiuderà l'immagine della città per chi la raggiun­ge dall'esterno. Questo nodo dovrà dunque distinguersi per una forte immagine architettonica e urbana, come quella delle antiche porte medievali, come quella che Giuseppe Poggi attribuì alle piazze del suo viale di circonvallazione. Se guardate l'architettura che Giorgio Gras­si ha dato alla sede della Cassa di risparmio vi renderete conto che egli ha ripreso l'immagine antica della città ideale albertiana: una quinta modulare e omogenea di facciate che implica e determina lo spazio antistante. Fatte le debite proporzioni, il meccanismo è quello del por­tico degli Innocenti di Filippo Brunelleschi che, collocato a lato del­la Santissima Annunziata, ha determinato uno spazio urbano al qua­le si è necessariamente adeguato l'edificio antistante. Così lo Spedale brunelleschiano già implicava una piazza fra le più belle del mondo. La monumentalità del Palazzo di giustizia di Leonardo Ricci non dà vita a uno spazio urbano, semmai lo disarticola. Ma è capace di por­si come elemento monumentale e focale delle visuali per chi arriva da viale Guidoni. Di fronte a essa l'elegante auditorium Telecom di Gio­vanni Michelucci costituisce un secondo elemento di sobria monu­mentalità. La modularità asettica di Giorgio Grassi implica invece la realizzazione di una piazza, il cui lato opposto non potrà che avere un impianto analogo, con le facciate degli edifici allineate parallelamen­te a quelle di Grassi. In questa piazza il monumento di Ricci vedrà accentuato il suo slancio verticale e il carattere di pezzo unico, di so­litaria e irripetibile opera d'arte; così il lato della piazza che farà da sfondo a chi arriva da fuori vedrà confrontarsi Michelucci e Ricci, le due anime opposte della scuola di architettura fiorentina: la regola aurea dell'armonia e la sregolatezza della forma fine a se stessa.

Dobbiamo dunque abbandonare un'urbanistica arida e pseudoscien­tifica, fatta di numeri e di destinazioni dei suoli, per tornare a un'ur­banistica che progetti innanzi tutto il volto e l'immagine della città, cioè la sua anima. Se la grande piazza monumentale non si formasse e si lasciasse venir su la lottizzazione privata come semplice alternar­si di edifici isolati, ciascuno nel suo piccolo lotto di parcheggi e di giardinetti, come è avvenuto nel resto del quartiere, avremmo perso un'occasione irripetibile per dare un'immagine forte all'ingresso di Firenze e per costruire un cuore nel disarticolato coacervo di case che formano Novoli.


Renzo Marietti, architetto e urbanista
tratto da il governo delle idee marzo 2012  n. 109