FIRENZE: UNA DECADENZA INARRESTABILE?
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di Bruno Santi
Firenze è ormai una città che mostra
inequivocabilmente in tutte le sue componenti, popolazione e amministratori,
nonostante l'affannarsi di questi ultimi a mostrare disponibilità verso
progetti che però non sembrano avere fini di ampio respiro, una vera decadenza,
sia nei propri aspetti esteriori sia nel proprio spirito. E ciò che più
stupisce in questo regresso di una città che vive ancora è che esso si è
consolidato in non più di una decina d'anni, grazie alle realizzazioni del suo
passato, con buona pace di chi depreca che Firenze si tenga ancora
acriticamente attaccata alle testimonianze d'antan, che anzi sfrutta
senza pensare seriamente a rinnovarle, o perlomeno a renderle più attuali, tra
le più ammirate e visitate del mondo. Manca un progetto generale che tenga
conto delle trasformazioni che la società ha subito negli ultimi tempi. Tutto
sembra casuale, con accomodamenti che hanno più il carattere del rattoppo che
dell'intervento solidamente meditato.Uno degli aspetti deteriori che affliggono Firenze, e
che purtroppo interessano anche altre città della Toscana, la quale sembra
davvero una terra di conquista dove lentamente si stanno disgregando quegli
aspetti che hanno reso questa famosa nell'opinione collettiva, e che finiranno
(questo è il paradosso) per escluderla dall'attenzione generale, appiattendola
definitivamente tra le località in decadenza (effetto questo che già si nota
nella parte settentrionale della regione) è la forte carenza di
infrastrutture, un traffico intensissimo e indisciplinato, l'assalto del
turismo di massa, l'abbandono delle culture tradizionali, la mancanza di uno
spirito civico che la animi e la renda soggetto vivo. Non parlo ovviamente
degli aspetti vernacolari o beceri, ma di una vita che si svolga
consapevolmente nelle zone che grazie a un insediamento secolare, hanno assunto
l'aspetto che la rende agevolmente individuane , di un vero spirito di popolo
che si senta protagonista dell’azioni che necessariamente si svolgono nel
tessuto sociale e una comunità costituitasi attraverso lo svolgersi del tempo. quarant'anni
fa, i rioni avevano caratteristiche proprie. Nelle piazze si imparava ad
andare in bicicletta. Sul greto dell'Arno si giocava o si passeggiava. Le
botteghe non avevano aspetti generalizzanti. Gli spazi pubblici non erano
svenduti o commercializzati Esisteva infine una consapevolezza civica che
coinvolgeva i problemi della città.
Quando il Pignone fu in crisi, ad esempio , tutta la cittadinanza prese
posizione. Ora , sembra che un atteggiamento individualistico e di conseguenza
edonistico , coinvolga la maggior parte della cittadinanza, facendo tornare
perfino un modesto senso di dignità che è il fondamentale supporto della convivenza civile. E’ probabile
che anche alcune scelte delle amministrazioni che si sono succedute al governo della città abbiano favorito questo
disimpegno e disinteresse per un volto ordinato e dignitoso. Ma ci sono anche
occasioni minimali che sembrano favorire un certo senso di trascuratezza e di
sciatteria. Le postazioni dei cassonetti
dei rifiuti, per esempio, particolarmente fastidiose e ingombranti specie nel centro storico, lungi
da stimolare la gente a sistemare ordinatamente la spazzatura, sembrano che
invitino a un deposito indifferenziato
di oggetti, anche molto grandi di sbratto, ormare questi luoghi in vere e proprie
disgustose discariche. I cassonetti a
scomparsa, che sembrano aver risolto in parte questo problema in realtà
appaiono ingombranti e scarsamente funzionali. Ritorna qui clamorosamente anche
la scarsa educazione dei cittadini che nonostante l'aspetto dignitoso dei contenitori,
continuano a depositare i rifiuti al
suolo o non tengono assolutamente conto della differenziazione tra i materiali, gettando i rifiuti dove
capita.Le biciclette , anche per la
mancanza di rastrelliere adeguate, sono legate o abbandonate a casaccio, talvolta con effetti di ingombro e
ostacolo per pedoni o disabili. Presto si trasformeranno in ferrivecchi, con
ruote contorte o asportate.Le strade di Firenze sono
ancora dei veri e propri percorsi di guerra, interventi recenti per migliorare
questa incresciosa situazione , per le condizioni del selciato o dell'asfalto.
Percorrerle col motorino o in bicicletta è sottoporre chi guida a sbalzi e
scossoni, talvolta anche pericolosi. Si veda ad esempio il fondo stradale di
piazza Brunelleschi , uno dei luoghi più degradati e indecorosi della città.
Un altro esempio clamoroso di tale situazione è da riscontrarsi in piazza della Libertà. Un luogo che avrebbe un indiscutibile pregio, quello di presentare due momenti storici diversi della vicenda di Firenze. Da una parte troviamo infatti l'antica porta San Gallo, trasformata poi in cannoniera, ma comunque con una lapide che ricorda la sua costruzione tardo-duecentesca. Dall'altra, l'arco trionfale dedicato a Francesco Stefano di Lorena (granduca di Toscana dopo l'estinzione della linea maschile medicea e poi imperatore con Maria Teresa), raro esempio in città di manufatto celebrativo, e per di più di un autore forestiero, tale Jadod, del 1739. Ebbene, tutto il piano di calpestio attorno alla misera fontana è caratterizzato da toppe di asfalto, pericolose per chi vi cammina e indubbiamente indegne di un luogo così illustre, che ormai è diventato solo un enorme e deprimente spartitraffico per i veicoli che percorrono i viali.Purtroppo, anche quando questi inconvenienti vengono rimediati, il lavoro di bitumatura è svolto molto spesso in modo pedestre e trascurato, senza adeguamento dei livelli alla sede stradale, con ulteriori motivi di disagio per i guidatori.Cosa dire poi di quelli che potrebbero essere gli spazi cittadini più attraenti e meritevoli di particolare attenzione, come il greto dell'Arno o i viali dei Colli (Michelangelo, Galileo, Machiavelli: non a caso dedicati alle maggiori personalità fiorentine egemoni in ogni attività dell'ingegno e della creatività umana): sono diventati ricettacoli di rifiuti, assolutamente privi di ogni manutenzione o ripristino.I viali di circonvallazione son pieni di detriti di alberi e di foglie cadute (nelle stagioni fredde), che restano a marcire a lungo, finché non si dà disposizione di toglierle tutte assieme.Un aspetto deplorevole è poi quello dei muri imbrattati dai cosiddetti graffiti, che ormai deturpano molte parti della città. In particolare, questi presunti artisti (che fra l'altro, specialmente all'estero, possono davvero esprimere segni interessanti ed esteticamente positivi) imbrattano le pareti appena ritinteggiate, come se fossero animati da un astio incomprensibile. Ogni segnale stradale, ogni indicazione è coperto da adesivi o da segni tracciati a spruzzo, tanto da risultare (è il caso degli orari dei bus, per esempio) illeggibili, con evidente disagio per i viaggiatori e rivelano l'assoluta asocialità dei loro autori.Particolarmente spiacevole è l'aspetto dell'appena rinnovato muro di contenimento della ferrovia nei pressi della stazione Statuto, i cui mattoni sono pressoché ricoperti da scritte, in certi casi anche volgari e dal contenuto violento, e da graffiti che non hanno nessun merito artistico che perlomeno in certi casi possono dimostrare alcuni tra gli autori di queste espressioni grafiche più sensibili alle forme e ai coloz ri e che si possono forse considerare anche interessanti esempi di impegno artistico contemporaneo. Ancora, per testimoniare come non vi sia meditazioni in scelte di traffico, nella vicina piazza dell'Unità, l'assurda gimkana imposta agli autobus dell'Ataf per giungere al capolinea (del numero 4) in spazi ristrettissimi e spesso occupati da altri veicoli, è uno degli esempi di soluzioni affrettate e irrazionali.Credo sia superfluo parlare delle condizioni, mai veramente affrontate con la volontà di rimediarvi definitivamente, di due tra i luoghi più suggestivi della città: la piazze della Santissima Annunziata e di Santo Spirito. La prima, il cui odore tipico è ormai quello dei liquidi organici lasciati dai tanti disperati che vi dimorano, anche sotto i loggiati di Baccio d'Agnolo e del Brunelleschi; la seconda, per le note e consolidate caratteristiche di luogo di spaccio, di risse, di frastuoni notturni, di danneggiamenti al sagrato e alle pareti dell'insigne chiesa brunelleschiana. Ultimamente, il loggiato degl'Innocenti è ingombrato da due scivoli colorati da un improbabile azzurro, che celebrano il futuro museo dell'Istituto, ma che contrastano decisamente con la cromia preminente di quel contesto ambientale e architettonico.E, lì nei pressi, l'indecoroso spettacolo degli edifici della citata piazza Brunelleschi. La Rotonda, ultimo progetto dell'illustre architetto fiorentino, è violentemente deturpata da scritte anche oscene, tracciate (ulteriore oltraggio!) sulle pietre arenarle del rivestimento, che com'è noto sono particolarmente assorbenti e quindi decisamente ardue da ripulire, qualora se ne avesse voglia e opportunità.Per quanto riguarda poi l'organizzazione degli spazi verdi, non si può che osservare che quasi tutti risultano in condizioni paurose di degrado e attestano ancora una volta la cattiva educazione dei cittadini. Il rinnovato giardino di piazza Leopoldo, appena poco tempo dopo la sua inaugurazione, risulta ingombro di cartacce e di rifiuti, anche negli spazi destinati a ospitare piccole vasche d'acqua.Una parte di città decisamente degradata è ancora quella tra le piazze di San Marco e della Santissima Annunziata. Il prestigioso angolo tra la prima e via degli Alfani, dove si trovano le sedi dell'Accademia delle belle arti, della Galleria dell'Accademia e dell'Opificio delle Pietre dure vede le pareti che ospitano questi antichi testimoni della vicenda culturale fiorentina coperte delle scritte di chi attende di entrare nel museo, e la strada ingombra dei poster dei venditori abusivi, generalmente stranieri, che non si fanno scrupolo di occuparne tutta la sede, lasciando un piccolo spazio a chi percorre la via.Questo accade nei pressi del museo che conserva il David di Michelangelo, icona dell'arte fiorentina: non si può immaginare cosa pensino i numerosi visitatori che si accalcano in attesa (talvolta la fila ha raggiunto, snodandosi per via degli Alfani, persino via de' Servi). Altro spettacolo deprimente (credo sia inutile citare quello che accade normalmente nel tratto tra piazza del Duomo e piazza della Signoria) è quello della fuga dei venditori all'apparire delle forze del- l'ordine, per poi tranquillamente riprendere i loro posti quando queste se ne siano andate. Non si vede comunque che discrasia possa esserci tra una conduzione dell'amministrazione cittadina solidaristica, aperta ai migranti, attenta al disagio sociale, e la preoccupazione per la dignità, il decoro, la pulizia che dovrebbero caratterizzare l'aspetto stesso di Firenze, co sì nota nel mondo (una volta forse) per le sue creazioni d'arte e d'artigianato e per la loro eleganza.Una pessima abitudine, che in Europa pare ormai sussistere solo nel nostro paese, anche da parte di persone che dovrebbero mostrarsi sensibili alla dignità del luogo dove abitano, è quella di gettar per terra tutto ciò che ingombra le tasche: quante giovani o anziane signore , per esempio, si son viste liberarsi delle scatole di sigarette semplicemente buttandole per la strada. Dunque, una città il cui livello di civismo, di attenzione per la qualità della vita sembra trascurato, sia dai cittadini (che non si trattengono nello sporcare le strade, di trasformare gli spazi destinati ai cassonetti in vere e proprie discariche di rifiuti, con materassi, reti da letto, mobili e quant'altro) sia dai loro amministratori che anche nella cura dell'aspetto esteriore della città non mostrano né quell'attenzione né quel senso di decoro che invece aveva caratterizzato fin da tempi lontani la sua immagine.La cattiva (se non pessima) qualità dell'arredo urbano, la sporcizia e la confusione che invadono le strade, l'aggressività (si vedano i frequenti episodi di violenza che accompagnano la vita notturna, degenerata specie in centro per l'apertura di numerosi locali), la cattiva educazione degli adulti e dei giovani, l'intolleranza, l'attenuazione della vita sociale, l'inesorabile affermarsi dell'individualismi non sono certo fenomeni che si possano definire tipici di Firenze, ma in una città di medie dimensioni come la nostra, si avvertono fastidiosi e generalizzati. Le prospettive di fronte a tali guasti, a tale perdita di dignità e di senso civico, sono assolutamente sconfortanti e non riusciamo certo a vederne una via d'uscita, se non con una volontà degli amministratori e dei cittadini di fare ciascuno la propria parte, con una lenta educazione al rispetto e l'osservanza, anche volontaria, di norme di convivenza civile che potrebbero, certo non a breve scadenza, riportare Firenze a un grado accettabile di civiltà e decoro .
Un altro esempio clamoroso di tale situazione è da riscontrarsi in piazza della Libertà. Un luogo che avrebbe un indiscutibile pregio, quello di presentare due momenti storici diversi della vicenda di Firenze. Da una parte troviamo infatti l'antica porta San Gallo, trasformata poi in cannoniera, ma comunque con una lapide che ricorda la sua costruzione tardo-duecentesca. Dall'altra, l'arco trionfale dedicato a Francesco Stefano di Lorena (granduca di Toscana dopo l'estinzione della linea maschile medicea e poi imperatore con Maria Teresa), raro esempio in città di manufatto celebrativo, e per di più di un autore forestiero, tale Jadod, del 1739. Ebbene, tutto il piano di calpestio attorno alla misera fontana è caratterizzato da toppe di asfalto, pericolose per chi vi cammina e indubbiamente indegne di un luogo così illustre, che ormai è diventato solo un enorme e deprimente spartitraffico per i veicoli che percorrono i viali.Purtroppo, anche quando questi inconvenienti vengono rimediati, il lavoro di bitumatura è svolto molto spesso in modo pedestre e trascurato, senza adeguamento dei livelli alla sede stradale, con ulteriori motivi di disagio per i guidatori.Cosa dire poi di quelli che potrebbero essere gli spazi cittadini più attraenti e meritevoli di particolare attenzione, come il greto dell'Arno o i viali dei Colli (Michelangelo, Galileo, Machiavelli: non a caso dedicati alle maggiori personalità fiorentine egemoni in ogni attività dell'ingegno e della creatività umana): sono diventati ricettacoli di rifiuti, assolutamente privi di ogni manutenzione o ripristino.I viali di circonvallazione son pieni di detriti di alberi e di foglie cadute (nelle stagioni fredde), che restano a marcire a lungo, finché non si dà disposizione di toglierle tutte assieme.Un aspetto deplorevole è poi quello dei muri imbrattati dai cosiddetti graffiti, che ormai deturpano molte parti della città. In particolare, questi presunti artisti (che fra l'altro, specialmente all'estero, possono davvero esprimere segni interessanti ed esteticamente positivi) imbrattano le pareti appena ritinteggiate, come se fossero animati da un astio incomprensibile. Ogni segnale stradale, ogni indicazione è coperto da adesivi o da segni tracciati a spruzzo, tanto da risultare (è il caso degli orari dei bus, per esempio) illeggibili, con evidente disagio per i viaggiatori e rivelano l'assoluta asocialità dei loro autori.Particolarmente spiacevole è l'aspetto dell'appena rinnovato muro di contenimento della ferrovia nei pressi della stazione Statuto, i cui mattoni sono pressoché ricoperti da scritte, in certi casi anche volgari e dal contenuto violento, e da graffiti che non hanno nessun merito artistico che perlomeno in certi casi possono dimostrare alcuni tra gli autori di queste espressioni grafiche più sensibili alle forme e ai coloz ri e che si possono forse considerare anche interessanti esempi di impegno artistico contemporaneo. Ancora, per testimoniare come non vi sia meditazioni in scelte di traffico, nella vicina piazza dell'Unità, l'assurda gimkana imposta agli autobus dell'Ataf per giungere al capolinea (del numero 4) in spazi ristrettissimi e spesso occupati da altri veicoli, è uno degli esempi di soluzioni affrettate e irrazionali.Credo sia superfluo parlare delle condizioni, mai veramente affrontate con la volontà di rimediarvi definitivamente, di due tra i luoghi più suggestivi della città: la piazze della Santissima Annunziata e di Santo Spirito. La prima, il cui odore tipico è ormai quello dei liquidi organici lasciati dai tanti disperati che vi dimorano, anche sotto i loggiati di Baccio d'Agnolo e del Brunelleschi; la seconda, per le note e consolidate caratteristiche di luogo di spaccio, di risse, di frastuoni notturni, di danneggiamenti al sagrato e alle pareti dell'insigne chiesa brunelleschiana. Ultimamente, il loggiato degl'Innocenti è ingombrato da due scivoli colorati da un improbabile azzurro, che celebrano il futuro museo dell'Istituto, ma che contrastano decisamente con la cromia preminente di quel contesto ambientale e architettonico.E, lì nei pressi, l'indecoroso spettacolo degli edifici della citata piazza Brunelleschi. La Rotonda, ultimo progetto dell'illustre architetto fiorentino, è violentemente deturpata da scritte anche oscene, tracciate (ulteriore oltraggio!) sulle pietre arenarle del rivestimento, che com'è noto sono particolarmente assorbenti e quindi decisamente ardue da ripulire, qualora se ne avesse voglia e opportunità.Per quanto riguarda poi l'organizzazione degli spazi verdi, non si può che osservare che quasi tutti risultano in condizioni paurose di degrado e attestano ancora una volta la cattiva educazione dei cittadini. Il rinnovato giardino di piazza Leopoldo, appena poco tempo dopo la sua inaugurazione, risulta ingombro di cartacce e di rifiuti, anche negli spazi destinati a ospitare piccole vasche d'acqua.Una parte di città decisamente degradata è ancora quella tra le piazze di San Marco e della Santissima Annunziata. Il prestigioso angolo tra la prima e via degli Alfani, dove si trovano le sedi dell'Accademia delle belle arti, della Galleria dell'Accademia e dell'Opificio delle Pietre dure vede le pareti che ospitano questi antichi testimoni della vicenda culturale fiorentina coperte delle scritte di chi attende di entrare nel museo, e la strada ingombra dei poster dei venditori abusivi, generalmente stranieri, che non si fanno scrupolo di occuparne tutta la sede, lasciando un piccolo spazio a chi percorre la via.Questo accade nei pressi del museo che conserva il David di Michelangelo, icona dell'arte fiorentina: non si può immaginare cosa pensino i numerosi visitatori che si accalcano in attesa (talvolta la fila ha raggiunto, snodandosi per via degli Alfani, persino via de' Servi). Altro spettacolo deprimente (credo sia inutile citare quello che accade normalmente nel tratto tra piazza del Duomo e piazza della Signoria) è quello della fuga dei venditori all'apparire delle forze del- l'ordine, per poi tranquillamente riprendere i loro posti quando queste se ne siano andate. Non si vede comunque che discrasia possa esserci tra una conduzione dell'amministrazione cittadina solidaristica, aperta ai migranti, attenta al disagio sociale, e la preoccupazione per la dignità, il decoro, la pulizia che dovrebbero caratterizzare l'aspetto stesso di Firenze, co sì nota nel mondo (una volta forse) per le sue creazioni d'arte e d'artigianato e per la loro eleganza.Una pessima abitudine, che in Europa pare ormai sussistere solo nel nostro paese, anche da parte di persone che dovrebbero mostrarsi sensibili alla dignità del luogo dove abitano, è quella di gettar per terra tutto ciò che ingombra le tasche: quante giovani o anziane signore , per esempio, si son viste liberarsi delle scatole di sigarette semplicemente buttandole per la strada. Dunque, una città il cui livello di civismo, di attenzione per la qualità della vita sembra trascurato, sia dai cittadini (che non si trattengono nello sporcare le strade, di trasformare gli spazi destinati ai cassonetti in vere e proprie discariche di rifiuti, con materassi, reti da letto, mobili e quant'altro) sia dai loro amministratori che anche nella cura dell'aspetto esteriore della città non mostrano né quell'attenzione né quel senso di decoro che invece aveva caratterizzato fin da tempi lontani la sua immagine.La cattiva (se non pessima) qualità dell'arredo urbano, la sporcizia e la confusione che invadono le strade, l'aggressività (si vedano i frequenti episodi di violenza che accompagnano la vita notturna, degenerata specie in centro per l'apertura di numerosi locali), la cattiva educazione degli adulti e dei giovani, l'intolleranza, l'attenuazione della vita sociale, l'inesorabile affermarsi dell'individualismi non sono certo fenomeni che si possano definire tipici di Firenze, ma in una città di medie dimensioni come la nostra, si avvertono fastidiosi e generalizzati. Le prospettive di fronte a tali guasti, a tale perdita di dignità e di senso civico, sono assolutamente sconfortanti e non riusciamo certo a vederne una via d'uscita, se non con una volontà degli amministratori e dei cittadini di fare ciascuno la propria parte, con una lenta educazione al rispetto e l'osservanza, anche volontaria, di norme di convivenza civile che potrebbero, certo non a breve scadenza, riportare Firenze a un grado accettabile di civiltà e decoro .
NOTA Grazie
agli ultimi interventi , alcuni di questi aspetti sono stati sanati , e di ciò siamo garti
all’ultimo sindaco e all’amministrazione
comunale da lui guidata . restano però a
nostro parere ancora valide alcune
osservazioni contenute in questo
testo , che ci auguriamo possa riuscire
di qualche utilità come contributo d’idee per migliorare l’aspetto della nostra
città .
BRUNO SANTI - Dopo
aver diretto la Soprintendenza per il Patrimonio storico artistico ed
etnoantropologico delle province di Firenze, Pistoia e Prato, attualmente
dirige l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
È stato direttore delle Cappelle Medicee dal 1982 al 1992. Si occupa soprattutto di pittura fiorentina e senese del XV secolo. Tra i libri da lui pubblicati citiamo le monografie su Leonardo da Vinci (Milano, 1990), Botticelli, Raffaello (Milano, 1991) e il volume San Lorenzo. Guida al complesso laurenziano (Milano, 1992).
È stato direttore delle Cappelle Medicee dal 1982 al 1992. Si occupa soprattutto di pittura fiorentina e senese del XV secolo. Tra i libri da lui pubblicati citiamo le monografie su Leonardo da Vinci (Milano, 1990), Botticelli, Raffaello (Milano, 1991) e il volume San Lorenzo. Guida al complesso laurenziano (Milano, 1992).
Tratto da : “
IL GOVERNO DELLE IDEE “ MENSILE DIRETTO
DA GIANNI CONTI numero 120
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