giovedì 25 luglio 2013


FIRENZE: UNA DECADENZA INARRESTABILE?

 

di Bruno Santi 
   Firenze è ormai una città che mostra inequivocabilmente in tut­te le sue componenti, popolazione e amministratori, nono­stante l'affannarsi di questi ultimi a mostrare disponibilità ver­so progetti che però non sembrano avere fini di ampio respiro, una vera decadenza, sia nei propri aspetti esteriori sia nel proprio spirito. E ciò che più stupisce in questo regresso di una città che vive ancora è che esso si è consolidato in non più di una decina d'anni, grazie al­le realizzazioni del suo passato, con buona pace di chi depreca che Fi­renze si tenga ancora acriticamente attaccata alle testimonianze d'an­tan, che anzi sfrutta senza pensare seriamente a rinnovarle, o perlo­meno a renderle più attuali, tra le più ammirate e visitate del mondo. Manca un progetto generale che tenga conto delle trasformazioni che la società ha subito negli ultimi tempi. Tutto sembra casuale, con ac­comodamenti che hanno più il carattere del rattoppo che dell'inter­vento solidamente meditato.Uno degli aspetti deteriori che affliggono Firenze, e che purtroppo in­teressano anche altre città della Toscana, la quale sembra davvero una terra di conquista dove lentamente si stanno disgregando quegli aspet­ti che hanno reso questa famosa nell'opinione collettiva, e che fini­ranno (questo è il paradosso) per escluderla dall'attenzione generale, appiattendola definitivamente tra le località in decadenza (effetto que­sto che già si nota nella parte settentrionale della regione) è la forte ca­renza di infrastrutture, un traffico intensissimo e indisciplinato, l'as­salto del turismo di massa, l'abbandono delle culture tradizionali, la mancanza di uno spirito civico che la animi e la renda soggetto vivo. Non parlo ovviamente degli aspetti vernacolari o beceri, ma di una vi­ta che si svolga consapevolmente nelle zone che grazie a un insediamento secolare, hanno assunto l'aspetto che la rende agevolmente individuane , di un vero spirito di popolo che si senta protagonista del­l’azioni che necessariamente si svolgono nel tessuto sociale e una comunità costituitasi attraverso lo svolgersi del tempo. quarant'anni fa, i rioni avevano caratteristiche proprie. Nelle piazze si i­mparava ad andare in bicicletta. Sul greto dell'Arno si gio­cava o si passeggiava. Le botteghe non avevano aspetti generalizzanti. Gli spazi pubblici non erano svenduti o commercializzati Esisteva infine una consapevolezza civica che coinvolgeva i  problemi della città. Quando il Pignone fu in crisi, ad esempio , tutta la cittadinanza prese posizione. Ora , sembra che un atteggiamento individualistico e di conseguenza edonistico , coinvolga la maggior parte della cittadinanza, facen­do tornare perfino un modesto senso di dignità che è il fondamentale  supporto della convivenza civile. E’ probabile che anche alcune scelte delle amministrazioni che si sono succedute al  governo della città abbiano favorito questo disimpegno e disinteresse per un volto ordinato e dignitoso. Ma ci sono anche occasioni minimali che sembrano favorire un certo senso di trascuratezza e di sciatteria. Le postazioni  dei cassonetti dei rifiuti, per esempio, particolarmente fastidiose e  ­ingombranti specie nel centro storico, lungi da stimolare la gente  a sistemare  ordinatamente la spazzatura, sembrano che invitino a un deposito  indifferenziato di oggetti, anche molto grandi di sbratto, ormare questi luoghi in vere e proprie disgustose discariche. I cassonetti  a scomparsa, che sembrano aver risolto in parte questo problema in realtà appaiono ingombranti e scarsamente funzionali. Ritorna qui clamorosamente anche la scarsa educazione dei cittadini che nonostante  l'aspetto dignitoso dei contenitori, continuano a depositare i rifiuti  al suolo o non tengono assolutamente conto della differenziazione  tra i materiali, gettando i rifiuti dove capita.Le biciclette , anche per la mancanza di rastrelliere adeguate, sono legate o abbandonate  a casaccio, talvolta con effetti di ingombro e ostacolo per pedoni o disabili. Presto si trasformeranno in ferrivecchi, con ruote contorte  o asportate.Le strade di Firenze sono ancora dei veri e propri percorsi di guerra, interventi recenti per migliorare questa incresciosa situazione , per le condizioni del selciato o dell'asfalto. Percorrerle col motorino o in bicicletta è sottoporre chi guida a sbalzi e scossoni, talvolta anche pericolosi. Si veda ad esempio il fondo stradale di piazza Brunelleschi , uno dei luoghi più degradati e indecorosi della città.
Un altro esempio  clamoroso di tale situazione è da riscontrarsi in piazza della Libertà. Un luogo che avrebbe un indiscutibile pregio, quello di presentare due momenti storici diversi della vicenda di Firenze.        Da una parte troviamo infatti l'antica porta San Gallo, trasformata poi in cannoniera, ma comunque con una lapide che ricorda la sua costruzione tardo-duecentesca. Dall'altra, l'arco trionfale dedicato a Francesco Stefano di Lorena (granduca di Toscana dopo l'estinzione della linea maschile medicea e poi imperatore con Maria Teresa), raro  esempio in città di manufatto celebrativo, e per di più di un au­tore  forestiero, tale Jadod, del 1739. Ebbene, tutto il piano di calpe­stio attorno alla misera fontana è caratterizzato da toppe di asfalto, pericolose per chi vi cammina e indubbiamente indegne di un luogo così illustre, che ormai è diventato solo un enorme e deprimente spartitraffico per i veicoli che percorrono i viali.
Purtroppo, anche quando questi inconvenienti vengono rimediati, il lavoro di bitumatura è svolto molto spesso in modo pedestre e tra­scurato, senza adeguamento dei livelli alla sede stradale, con ulterio­ri motivi di disagio per i guidatori.Cosa dire poi di quelli che potrebbero essere gli spazi cittadini più at­traenti e meritevoli di particolare attenzione, come il greto dell'Arno o i viali dei Colli (Michelangelo, Galileo, Machiavelli: non a caso de­dicati alle maggiori personalità fiorentine egemoni in ogni attività dell'ingegno e della creatività umana): sono diventati ricettacoli di ri­fiuti, assolutamente privi di ogni manutenzione o ripristino.I viali di circonvallazione son pieni di detriti di alberi e di foglie ca­dute (nelle stagioni fredde), che restano a marcire a lungo, finché non si dà disposizione di toglierle tutte assieme.Un aspetto deplorevole è poi quello dei muri imbrattati dai cosid­detti graffiti, che ormai deturpano molte parti della città. In partico­lare, questi presunti artisti (che fra l'altro, specialmente all'estero, pos­sono davvero esprimere segni interessanti ed esteticamente positivi) imbrattano le pareti appena ritinteggiate, come se fossero animati da un astio incomprensibile. Ogni segnale stradale, ogni indicazione è coperto da adesivi o da segni tracciati a spruzzo, tanto da risultare (è il caso degli orari dei bus, per esempio) illeggibili, con evidente disa­gio per i viaggiatori e rivelano l'assoluta asocialità dei loro autori.Particolarmente spiacevole è l'aspetto dell'appena rinnovato muro di contenimento della ferrovia nei pressi della stazione Statuto, i cui mat­toni sono pressoché ricoperti da scritte, in certi casi anche volgari e dal contenuto violento, e da graffiti che non hanno nessun merito ar­tistico che perlomeno in certi casi possono dimostrare alcuni tra gli autori di queste espressioni grafiche più sensibili alle forme e ai coloz ri e che si possono forse considerare anche interessanti esempi di im­pegno artistico contemporaneo. Ancora, per testimoniare come non vi sia meditazioni in scelte di traffico, nella vicina piazza dell'Unità, l'assurda gimkana imposta agli autobus dell'Ataf per giungere al ca­polinea (del numero 4) in spazi ristrettissimi e spesso occupati da al­tri veicoli, è uno degli esempi di soluzioni affrettate e irrazionali.Credo sia superfluo parlare delle condizioni, mai veramente affronta­te con la volontà di rimediarvi definitivamente, di due tra i luoghi più suggestivi della città: la piazze della Santissima Annunziata e di Santo Spirito. La prima, il cui odore tipico è ormai quello dei liquidi orga­nici lasciati dai tanti disperati che vi dimorano, anche sotto i loggiati di Baccio d'Agnolo e del Brunelleschi; la seconda, per le note e con­solidate caratteristiche di luogo di spaccio, di risse, di frastuoni not­turni, di danneggiamenti al sagrato e alle pareti dell'insigne chiesa bru­nelleschiana. Ultimamente, il loggiato degl'Innocenti è ingombrato da due scivoli colorati da un improbabile azzurro, che celebrano il fu­turo museo dell'Istituto, ma che contrastano decisamente con la cro­mia preminente di quel contesto ambientale e architettonico.E, lì nei pressi, l'indecoroso spettacolo degli edifici della citata piaz­za Brunelleschi. La Rotonda, ultimo progetto dell'illustre architetto fiorentino, è violentemente deturpata da scritte anche oscene, trac­ciate (ulteriore oltraggio!) sulle pietre arenarle del rivestimento, che com'è noto sono particolarmente assorbenti e quindi decisamente ar­due da ripulire, qualora se ne avesse voglia e opportunità.Per quanto riguarda poi l'organizzazione degli spazi verdi, non si può che osservare che quasi tutti risultano in condizioni paurose di de­grado e attestano ancora una volta la cattiva educazione dei cittadi­ni. Il rinnovato giardino di piazza Leopoldo, appena poco tempo do­po la sua inaugurazione, risulta ingombro di cartacce e di rifiuti, an­che negli spazi destinati a ospitare piccole vasche d'acqua.Una parte di città decisamente degradata è ancora quella tra le piaz­ze di San Marco e della Santissima Annunziata. Il prestigioso ango­lo tra la prima e via degli Alfani, dove si trovano le sedi dell'Accade­mia delle belle arti, della Galleria dell'Accademia e dell'Opificio del­le Pietre dure vede le pareti che ospitano questi antichi testimoni della vicenda culturale fiorentina coperte delle scritte di chi attende di en­trare nel museo, e la strada ingombra dei poster dei venditori abusi­vi, generalmente stranieri, che non si fanno scrupolo di occuparne tutta la sede, lasciando un piccolo spazio a chi percorre la via.Questo accade nei pressi del museo che conserva il David di Miche­langelo, icona dell'arte fiorentina: non si può immaginare cosa pensino i numerosi visitatori che si accalcano in attesa (talvolta la fila ha raggiunto, snodandosi per via degli Alfani, persino via de' Servi). Altro spettacolo deprimente (credo sia inutile citare quello che acca­de normalmente nel tratto tra piazza del Duomo e piazza della Si­gnoria) è quello della fuga dei venditori all'apparire delle forze del- l'ordine, per poi tranquillamente riprendere i loro posti quando queste se ne siano andate.  Non si vede comunque che discrasia possa esserci tra una conduzione dell'amministrazione cittadina solidaristica, aperta ai migranti, at­tenta al disagio sociale, e la preoccupazione per la dignità, il decoro, la pulizia che dovrebbero caratterizzare l'aspetto stesso di Firenze, co sì nota nel mondo (una volta forse) per le sue creazioni d'arte e d'ar­tigianato e per la loro eleganza.Una pessima abitudine, che in Europa pare ormai sussistere solo nel nostro paese, anche da parte di persone che dovrebbero mostrarsi sen­sibili alla dignità del luogo dove abitano, è quella di gettar per terra tutto ciò che ingombra le tasche: quante giovani o anziane signore , per esempio, si son viste liberarsi delle scatole di sigarette semplice­mente buttandole per la strada. Dunque, una città il cui livello di ci­vismo, di attenzione per la qualità della vita sembra trascurato, sia dai cittadini (che non si trattengono nello sporcare le strade, di trasfor­mare gli spazi destinati ai cassonetti in vere e proprie discariche di ri­fiuti, con materassi, reti da letto, mobili e quant'altro) sia dai loro amministratori che anche nella cura dell'aspetto esteriore della città non mostrano né quell'attenzione né quel senso di decoro che inve­ce aveva caratterizzato fin da tempi lontani la sua immagine.La cattiva (se non pessima) qualità dell'arredo urbano, la sporcizia e la confusione che invadono le strade, l'aggressività (si vedano i frequen­ti episodi di violenza che accompagnano la vita notturna, degenerata specie in centro per l'apertura di numerosi locali), la cattiva educazio­ne degli adulti e dei giovani, l'intolleranza, l'attenuazione della vita so­ciale, l'inesorabile affermarsi dell'individualismi non sono certo feno­meni che si possano definire tipici di Firenze, ma in una città di me­die dimensioni come la nostra, si avvertono fastidiosi e generalizzati. Le prospettive di fronte a tali guasti, a tale perdita di dignità e di sen­so civico, sono assolutamente sconfortanti e non riusciamo certo a vederne una via d'uscita, se non con una volontà degli amministra­tori e dei cittadini di fare ciascuno la propria parte, con una lenta educazione al rispetto e l'osservanza, anche volontaria, di norme di convivenza civile che potrebbero, certo non a breve scadenza, ripor­tare Firenze a un grado accettabile di civiltà e decoro .
NOTA  Grazie agli ultimi interventi , alcuni di questi aspetti  sono stati sanati , e di ciò siamo garti all’ultimo sindaco  e all’amministrazione comunale  da lui guidata . restano però a nostro parere ancora  valide alcune osservazioni contenute  in questo testo  , che ci auguriamo possa riuscire di qualche utilità come contributo d’idee per migliorare l’aspetto della nostra città .

BRUNO SANTI - Dopo aver diretto la Soprintendenza per il Patrimonio storico artistico ed etnoantropologico delle province di Firenze, Pistoia e Prato, attualmente dirige l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
È stato direttore delle Cappelle Medicee dal 1982 al 1992. Si occupa soprattutto di pittura fiorentina e senese del XV secolo. Tra i libri da lui pubblicati citiamo le monografie su Leonardo da Vinci (Milano, 1990), Botticelli, Raffaello (Milano, 1991) e il volume San Lorenzo. Guida al complesso laurenziano (Milano, 1992).
Tratto  da : “ IL GOVERNO DELLE IDEE “  MENSILE DIRETTO DA GIANNI CONTI  numero 120

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