FIRENZE, UN
PATTO DA RISPETTARE
di Gianni Conti
Passeggiando
per Firenze, dal centro ai quartieri periferici del nord-ovest, l'osservazione
che spontaneamente emerge su ogni altra è che mai come in questa stagione si è
parlato tanto di lotta al degrado facendone molta poca. A una periferia
squallida e caotica, si contrappone un centro storico sempre più banalizzato e
disor‑
dinato, privo di quella tutela che hanno altre città europee ugualmente assediate
dal turismo di massa, vedi Parigi, Londra, Berlino, Vienna.
Il panorama urbano complessivo non è per niente incoraggiante, anche se
criticare è facile e amministrare, in tempi come i nostri, è molto difficile,
non solo per il cosiddetto "Patto di stabilità", ma anche per la
scarsa fantasia ed esperienza di numerosi amministratori locali.
Dunque, nonostante la benevolenza della stampa, attraverso la cronaca
cittadina, la difesa d'ufficio non è sufficiente ad assolvere — dopo quattro
anni — la Giunta comunale nel suo complesso. Il problema
principale riguarda, in particolare, come evitare la sclerosi della città che
sembra sull'orlo del collasso, e non può attendere ancora a lungo un programma
organico che le consenta di razionalizzare la mobilità
cittadina e il conseguente traffico caotico, con l'infernale epicentro piazza
San Marco — stazione Santa Maria Novella, con varie zone roventi, in primis
l'Oltrarno. Quattro lunghi anni non sono stati sufficienti a far partire i
lavori delle linee tranviarie numero 2 e 3, nonostante
il cosiddetto "rinnovamento generazionale", praticato dal "Rottamatore".
Ma al di là di questi gravi ritardi, sicuramente attribuibili alla scarsa
esperienza di alcuni assessori, posti in ruoli troppo delicati, c'è stata molta
presunzione e poca umiltà. Firenze necessita di una dedizione costante,
soprattutto da parte del sindaco, eletto dai cittadini.
La stagione degli slogan e degli spot è alla fine. Ora è necessario ritrovare
l'entusiasmo del primo anno, del debutto. Firenze ha necessità di una "vera rivoluzione": una
rivoluzione estetica e funzionale.
Una città capitale di
cultura civile, deve dare una misura umana e, come sostiene l'arcivescovo,
ritrovare i valori dell'etica e coniugarli al pensiero e l'amore dei
fiorentini, nativi e adottati. Voler dare ricette per migliorare la situazione
potrebbe apparire presuntuoso, ma il mio passato può servire di riferimento
anche ai rinnovatori. Ma poi, rinnovatori di che cosa? Il problema interessa
di più il quadro politico nazionale. A Firenze, oggi, si riscontra una
generale domanda di tutela ambientale. Un cambiamento che può essere
finalizzato a un prioritario obiettivo: elevazione della qualità della vita
urbana, in particolare nelle ore notturne. Per raggiungere questo obiettivo è
d'obbligo la risposta a due specifiche domande: lavoro e ripresa economica.
Dunque a Firenze occorrono coraggiose iniziative di rinnovo urbano,
soprattutto per dotare tutti i quartieri degli indispensabili servizi
essenziali per il miglioramento della qualità della vita quotidiana. Secondo
quest'ottica si dovrà mettere mano a una serie di trasformazioni urbane (aree
dimesse), tese a trasformare il volto ambientale recuperando una serie di
spazi liberi che, in parte, sono stati già individuati dal sindaco nei
"cento luoghi" ma, purtroppo, non portati a termine. Tutti i grandi
fatti che dovranno caratterizzare il futuro di Firenze, dal sistema della
mobilità al piano strutturale (inadeguato), alla realizzazione delle tramvie,
al polo fieristico, al Maggio musicale, a un grande auditorium, dovranno
ragionare in termini di "Firenze spa". La società fiorentina saprà
farlo? Come arrestare la disoccupazione giovanile? Oramai le uscite dal
mercato del lavoro superano, da tempo, gli ingressi. A Firenze, oltre alle
"primarie", sono necessarie anche le scuole serali per aggiornare gli
amministratori locali ancora non entrati in partita.