FIRENZE GLOBALE :
ANNO DEL SIGNORE 2030….UN BEL DI’VEDREMO
ANNO DEL SIGNORE 2030….UN BEL DI’VEDREMO
Pur manifestando il pieno consenso nei confronti del convegno sull'area
metropolitana, dal titolo Firenze globalizzata. Nuovo Rinascimento 2030, tenuto in Palazzo Medici
Riccardi nel marzo scorso, dobbiamo
ammettere che la nostra (italiana) esperienza di governo delle aree
metropolitane non è di sperimentazione, ma di studi fatti a tavolino, o di
incontri tenuti molti anni fa. Il convegno di Palazzo Medici Riccardi ha
destato grande interesse sia per le relazioni presentate sia per la presenza di studiosi e di
urbanisti di ottimo livello. Come ex assessore all'Urbanistica, con i sindaci
Bonsanti e Lando Conti, ho avuto modo di partecipare a Milano e Napoli ad altri
convegni sullo stesso tema e, pertanto, sono ancora in possesso di una buona
infarinatura. Inoltre la conoscenza del comprensorio fiorentino, osservato e
valutato per oltre quaranta anni, mi consente, con un pizzico di presunzione,
di mettere i1 "beccJ in questo programma di pianificazione territoriale.
Credo che dovremmo porre, alla base delle nostre valutazioni economiche,
anagrafiche e politiche, le implicazioni che derivano dalla conoscenza diretta
del territorio, per trarre le giuste indicazioni, in ordine sopra tutto al
ruolo e alle funzioni che assumerà Palazzo Vecchio in materia di gestione
della dimensione metropolitana del territorio, per i problemi che riguardano i
Comuni contermini, cioè a ridosso della città di Firenze: Scandicci e
Sesto Fiorentino. Bisogna cogliere, in queste aree confinanti, tutti gli
elementi di trasformazione
registrati
dagli anni Sessanta in poi; mi riferisco per esempio alle infrastrutture da
realizzare, che possono rappresentare una profonda esigenza, sentita dai
Comuni della conurbazione, di superare antichi e gravi disagi dovuti
all'aumento della popolazione e, dunque, anche dai lavoratori pendolari. Oggi,
con le aree metropolitane, siamo veramente all'anticamera di un riordino
istituzionale significativo. Secondo me,
aspetto
saliente che emerge è che il comprensorio di Firenze è stato interessato e,
purtroppo, è tuttora minacciato da un processo di dequalificazione della
periferia, a confine con i Comuni contermini, soprattutto a nord-ovest del
capoluogo, che sconvolge la fisionomia economico-sociale dell'ambiente. Oggi,
la necessità di una organizzazione sul territorio di interventi di risanamento
ambientale è quanto mai evidente e urgente. Rimandare al progetto previsto per
il 2030 sarebbe inaccettabile: il
problema delle periferie si deve concentrare sulle competenze istituzionali già
esistenti, che devono consentire interventi a breve termine, considerata anche
la notevole presenza di migranti, sistemati alla meno peggio. Dunque, per
passare da una situazione di agglomerazione disordinata a una situazione di
area metropolitana c'è bisogno di interventi fondamentali: alcuni di natura fisico-economico-strutturale;
altri di riordino delle strutture pubbliche. E poi, un aspetto molto
problematico è la congestione del centro storico fiorentino per i gravissimi
effetti del turismo cosiddetto "di massa". Occorre pensare a delle
alternative nei percorsi e nelle mete turistiche di grandissimo valore
nazionale e internazionale, per evitare le condizioni di congestione e di
degrado nei luoghi più fragili della città antica. Tuttavia non sarà facile
trovare soluzioni per diversificare le correnti di utilizzazione, quali, per
esempio, la gestione del tempo libero, l'escursionismo dal turismo residenziale
ecc. Un altro problema, al di là di quello annoso delle infrastrutture e dei
parcheggi, sia per i residenti che per i pendolari (parcheggi scambiatori), è
la impellente necessità del "riuso urbano" di aree degradate o
comunque mal utilizzate all'interno dei Comuni, soprattutto alla periferia di
Firenze. Chiusa per sempre la cultura dell'espansione urbana, è necessaria
quella della trasformazione delle città e delle zone limitrofe. E
indispensabile che si proceda alla riqualificazione delle aree industriali
dismesse, in particolare della Piana e dell'Osmannoro. Insomma, ricucire il
tessuto urbano mediante l'allocazione di attività produttive integrate (non
inquinanti l'ambiente, cioè per uso terziario avanzato o aree di uso pubblico
con attrezzature di servizio , culturali , sportive o spazi verdi )
D’altronde
, per fortuna , dopo frane e alluvioni , in questi ultimi anni in Italia si
vanno consolidando ipotesi positive sul rapporto tra ambiente e i suoi processi
di trasformazione poiché , finalmente , si comprende che proprio l’ambiente e
la qualità della vita non sono elementi da poco per la crescita della comunità
, grazie al buon uso del territorio .
La
terra dei fuochi in Campania è invece un tragico esempio dell’uso improprio e
pregiudicato del territorio .Insomma , dove vuole andare Firenze ? Le questioni
cruciali , da tempo evidenziate , sono quelle di sempre : traffico ,
inquinamento , degrado, assenza di parcheggi , condizioni delle periferie .
A ciò
va sempre ricordata l’identità culturale della citta: la cultura come risorsa
da salvaguardare .Dopodichè, stadio, Mercafir e…. purtroppo pizze , trattorie,
dehor e bancarelle in attesa del 2030. Un bel dì vedremo…..
GIANNI
CONTI
articolo tratto dall'ultimo numero della rivista mensile IL GOVERNO DELLE IDEE