PROGETTARE A FIRENZE
LA CASA DELLA CULTURA CIVILE, DEI DIRITTI UMANI E DELLA PACE
di Gianni Conti
Vogliamo ancora ricordare la dimensione del tempo di La Pira, «non sifa politica senza storia, come non sifa storia se non per desiderio di ricavarne ammaestramenti e consigliare un fare». L'esistenza di Firenze, magnifica città, operatrice di pace durante gli anni della guerra fredda, è per sua naturale vocazione un'esistenza aperta e disponibile all'uomo; a tutti gli uomini di qualsiasi continente.
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Nessun amministratore, anche se figlio di nessuno e per questo né cattolico, né marxista, né laico, ha il diritto di isolare la città dal resto del mondo, o renderla anonima nel contesto internazionale. Nel nome del sindaco Giorgio La Pira e nella triste visione di Gaza e dintorni, la città deve riprcnderc un discorso interrotto e levare la propria voce in nome della sua recente storia, nel nome della propria responsabilità civile verso l'umanità, della legalità dei popoli sovrani, della dignità della persona, per la giustizia di chi è perseguitato a causa di ragioni politiche o religiose.
La città di Firenze deve scrollarsi di dosso il complesso d'inferiorità nei confronti della splendida e grande stagione lapiriana. Il Medio Oriente, tutto il Mediterraneo, vive nell'instabilità politica e in una guerra a singhiozzo e senza fine che dura da oltre sessant'anni, con un terrorismo sempre più spietato, spietato, che prospera e cova sotto la cenere dei conflitti irrisolti. Firenze può e deve ancora operare uno sforzo di buona volontà per la pace, richiamando la sua tradizione, la civilissima Dichiarazione di Helsinki e gli accordi in vigore sui diritti umani di tutto il pianeta, gli impegni che gli stati hanno assunto in quanto membri dell'Assemblea delle Nazioni Unite.
Certo, sorge spontanea una domanda: come faremo senza La Pira, padre Balducci, don Milani e il cardinale Elia Dalla Costa? Io credo
che conti di più il messaggio, conti di più la volontà di fare, di operare, come soleva ripetere padre Balducci: «Se vuoi la pace, prepara la pace». E poi, Firenze, negli anni Cinquanta e Sessanta, è già stata il luogo della massima concentrazione internazionale di eventi e di raduni non programmati dal governo italiano, né da enti religiosi o laici: Palazzo Vecchio ci pensò da sé. Palazzo Vecchio e il nuovo sindaco possono ancora farlo! Basta volerlo politicamente. In città e in Italia non mancano gli operatori di pace, gli uomini della cultura civile, le fondazioni, e prima fra tutte quella che porta il nome del "sindaco santo".
Però, se Firenze vuol essere davvero "città del mondo", deve progettare un suo "simbolo". Un simbolo che scaturisca dal suo immenso patrimonio artistico. Questo simbolo potrebbe essere il monumento di Michelangelo: il David che uccide il gigante Golia con una fionda. Questa famosa statua, di proprietà della città di Firenze, ci pare la più indicata per simboleggiare la "Casa dei Diritti dell'Uomo". La statua più conosciuta nel mondo potrebbe essere collocata in una struttura (vero e proprio tempio laico) all'interno del Parterre, un'area oggi decisamente banale, con dei brutti padiglioni anonimi, senza pretese o pregio artistico. Certo, una struttura (possibilmente moderna) dedicata all'autore della Cappella Sistina, andrebbe realizzata da un architetto di fama internazionale. Così facendo, la "Casa dei Diritti dell'Uomo", con la centralità del David di Michelangelo come simbolo del Nuovo Umanesimo, circondato dalle statue incompiute dei Prigioni, propaganderebbe Firenze nel mondo come simbolo di giustizia e solidarietà. Naturalmente, intorno all'opera potrebbero sorgere sale congressuali da dedicare ai massimi difensori della libertà e dignità dell'uomo: Gandhi, Mandela, B. Russell, La Pira, Mazzini, Martin Luther King ecc. Questo progetto dovrà essere presentato (come idea) in Occasione (quest'anno) dei sessantadue anni della Dichiarazionesui Diritti dell'Uomo. A Firenze possiamo e sappiamo dove far volgere l'attenzione del mondo intero, al fine di riportare la speranza laddove i diritti umani sono disattesi o calpestati. Firenze può e deve radunare uc nini di pace, studiosi, scienziati, religiosi, studenti, lavoratori e famiglie, oltre le più variegate associazioni, attraverso congressi, convegni, incontri, dibattiti e manifestazioni pacifiche, in nome della difesa della libertà e della democrazia. Nella città di Giorgio La Pira si parlerà ancora dei lager, della tortura, della miseria, delle malattie a carattere epidemico ecc. In questo spirito dobbiamo impegnare la nuova Amministrazione comunale, la Fondazione La Pira, l'Università, gli intellettuali fiorentini e stra‑
nieri, le organizzazioni del mondo del lavoro, i rappresentanti delle religioni, le associazioni del volontariato, per una stabile collaborazione con le istituzioni, ma anche per uno scambio di valori culturali, civili e umani con tutti i consolati presenti nella nostra città. Firenze deve dimostrare - concretamente di operare contro tutte le brutalità e le violenze, di offrire in modo permanente un sostegno a tutti coloro che sono minacciati o perseguitati a causa dell'opera svolta per la pace, la giustizia, la libertà d'opinione e la democrazia come forma di rispetto e di cultura civile.