venerdì 22 giugno 2012


DESIGN E QUALITÀ URBANA: IL PROGETTO DEI DEHORS



di Massimo Ruffìlli   
     
L'idea del sindaco Matteo Renzi e del vicesindaco Dario Nardella di bandire un concorso internazionale di idee, per stabilire ti pologie e soluzioni progettuali dei cosiddetti dehors da adotta­re e realizzare nel centro storico fiorentino, ha avuto una risoluzione de­cisiva e la città comincia ad avere sotto gli occhi le prime realizzazioni. I concorsi di idee sono sempre la strada migliore da percorrere per svi­luppare un dibattito, una riflessione collettiva, un percorso mirato a ottenere la qualità e le soluzioni più opportune. Il concorso, bandito specialmente per decidere proposte di arredo urbano in una città d'ar­te, è utile anche per poter vagliare soluzioni d'avanguardia e anche pro­getti radicali, che i designer di tutto il mondo vengono a proporre. Una città come Firenze con il delicato equilibrio ambientale del suo cen­tro storico non si può permettere un'anarchia di tende, seggiole e tavo­lini che ostentino selvaggiamente le più disparate fogge e dimensioni. D'altra parte, la storia del design fiorentino è nota a livello interna­zionale per il movimento del design radicale degli anni Settanta. Al­lora, Andrea Branzi con il gruppo Archizoom Associati, sosteneva il filone "città senza architettura". Adolfo Natalini con il gruppo Su-perstudio ricercava una architettura senza città. Lapo Binazzi e il grup­po Ufo sosteneva il concetto di progettare oggetti senza architettura. 1 radicali, anziché ragionare secondo le scale tradizionali dell'urbani­stica, dell'architettura e del design affrontavano il progetto della cit­tà ricercando nel vuoto urbano una strategia per un nuovo modo di progettare e costruire.

L'idea era che la qualità dello spazio urbano dovesse essere ricercata nei servizi, nella valorizzazione del bello e nell'interscambio virtuoso con le altre discipline che la cultura del design aveva valorizzato: il marketing, il turismo, la moda, l'arte antica e contemporanea.

Dal punto di vista della cultura del design, dunque, l'operazione inten­tata ci appare corretta. Il concorso di idee è sempre la storia migliore. Anche attraverso queste premesse si è pervenuti a scegliere una soluzio­ne sobria, armonica, di impatto minimo e trasparente. Così piazza del­la Signoria ci appare, con queste nuove pedane, vuota e ben articolata, anche se gremita di folle di turisti. Le vasche trasparenti e gli ombrello­ni di foggia tradizionale e di colore ocra come le facciate dei palazzi ben si integrano con l'architettura preminente degli edifici del centro. L'imposizione di una unificazione rigorosa è risultata fondamentale ai fini del successo dell'iniziativa. Appare infatti sempre più stimo­lante il rapporto dei nuovi allestimenti con le vecchie strutture per le quali venivano adattati i materiali più vari: dall'alluminio anodizza­to, al ferro battuto, dal legno alla plastica, con coperture di tutti i ti­pi, ad arco a tettoia inclinata a voltine ecc., senza rispettare il valore del vuoto urbano delle piazze storiche fiorentine. È diventato impellente non dimenticare il concetto di unificazione dello standard prescelto. Meno spazio si lascia alla interpretazione dei singoli esercizi e meglio risulta l'immagine finale del disegno urbano. Il concetto di "impatto volumetrico e invasivo" nelle piazze del cen­tro storico deve essere considerato come elemento prioritario. La so­luzione in effetti prevede aree delimitate da transenne, vetrate leggere e trasparenti senza orpelli, senza grafiche o decorazioni ridondanti. L'u­nico elemento che si ripete è il marchio della città: il giglio rosso che veicola ed assembla materialmente il concetto di soluzione unitaria. Lo Urban quality  design è il filone della disciplina che studia questo tipo di progettazione che affronta la tematica alla scala dell'allesti­mento urbano, oggi sempre più rivolto alla eco compatibilità ed alla eco sostenibilità ambientale.

Firenze è destinata ad assolvere sempre di più al suo ruolo preminente di meta d'eccellenza del turismo internazionale. L'evoluzione o invo­luzione, che dir si voglia, del turismo non è e non può essere stata, negli ultimi anni, orientata tanto alla qualità, quanto piuttosto alla quantità. È innegabile che la domanda si orienta e si orienterà sem­pre di più verso un turismo di massa, anche se permarranno delle nic­chie riservate al turismo definito d'altra gamma. Lo si voglia o no, dunque, resta la tendenza di un turismo di grandi flussi. La realtà infatti è che immensi paesi come la Russia, l'India e la Ci­na porteranno nuovi ed imponenti flussi di visitatori nella nostra cit­tà. La qualità dei servizi si dovrà basare sempre di più sulla omoge­neità degli stessi con soluzioni tecnologiche avanzate, ma con altret­tante soluzioni formali di buon gusto, unificate e coerenti con l'alta qualità e gli standard elevati che la città di Firenze dovrà sempre essere  in grado di offrire ai suoi visitatori, anche se arriveranno a frot- |
te sempre più numerose e frettolose.





Appare infatti pleonastico ritornare alle immagini di un nostalgico turismo d'elite. Il turismo internazionale di questo inizio di terzo millen­nio ci appare costituito da grandi masse, tuttavia ben informato dagli      alti standard della comunicazione telematica e molto intenzionato e mo­tivato a visitare Firenze e a coglierne gli aspetti universalmente ricono­sciuti salienti e caratterizzanti: una città di storia, di cultura e di arte.   La ricettività di questi flussi turistici è dunque un aspetto fonda­mentale, anche se la prolificazione dei dehors può creare problemi anche in relazione alla loro dimensione planimetrica e alla loro loca­lizzazione in prossimità dei monumenti del centro storico. È da osservare, a questo proposito, che il valore dei differenti beni culturali si differenzia di piazza in piazza. Piazza del Duomo è la me­ta principale dei turisti e il perimetro della cattedrale, privo ormai del traffico veicolare, ben si presta alla contemplazione della grande ope­ra architettonica da ogni lato. Ben vengano dunque i dehors, se ben posizionati e calibrati nel rapporto con la vista e il rispetto delle im­magini prospettiche monumentali.

Per quanto riguarda invece la parti absidali e laterali della cattedrale, si impone urgentemente un tempestivo intervento di restauro e di puli­tura delle facciate che appaiono da lunghi anni in stato di abbandono e degrado. Per quanto riguarda piazza della Repubblica - la piazza ot­tocentesca, definita "il salotto di Firenze", porta di accesso alle strade dello shopping e del più elegante centro commerciale fiorentino - i dehors vi sono installati da sempre in ogni lato ma si presentano dis­omogenei e molto impattanti. I bar, che testimoniano una storia e una tradizione d'eccellenza, non devono apparire all'esterno come una se­quenza di padiglioni scompagnati con una varietà di coperture e di so­stegni strutturali di varie dimensioni con accostamenti cromatici e di materiali tutti differenti. Anche in questa piazza, meno monumenta­le e più commerciale, si impone una progettazione il più possibile uni­taria e l'adozione di pedane e coperture meno ingombranti, rivolte al­la sobrietà e all'armonia, il più possibile coerenti alle installazioni leg­gere previste per tutti gli altri dehors del centro storico fiorentino. Per piazza della Signoria infine, come abbiamo già detto precedente­mente, le nuove vasche trasparenti e gli ombrelloni di fogge tradi­zionali e unificate conferiscono all'insieme un'immagine armonica e integrata che può fungere da modello per tutte le altre installazioni del centro storico.



Massimo Ruffilli Professore Ordinario Università di Firenze  Design



Tratto dalla Rivista mensile “Il Governo delle idee” diretta da Gianni Conti

(giugno2012)
















domenica 10 giugno 2012


Firenze 8 giugno 2012

                                              

Comunicato Stampa



VINCENZO D’ANGELO ELETTO VICE PRESIDENTE NAZIONALE VICARIO

DELL’ANLA (ASSOCIAZIONE NAZIONALE SENIORES D’AZIENDA)



               Nell’assemblea associativa del 6 giugno a Roma, il Prof. Dr. Antonio Zappi, già Amministratore Delegato della SIP, è stato eletto Presidente Nazionale dell’Anla.

            E’ stato anche eletto Vice Presidente Nazionale Vicario il Maestro del Lavoro Dr. Vincenzo D’Angelo attuale Presidente Regionale dell’Anla Toscana.

           
            “Occorre rilanciare – ha detto D’Angelo – nell’anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà fra le generazioni la grande valenza di alcuni valori spirituali e sociali che caratterizzano il mondo del lavoro: onestà, fedeltà e professionalità dei quali è sempre necessario saper tener conto nelle varie  realtà operative, qualunque sia la rispettiva dimensione e natura”


            L’Anla, nata nel 1949, vanta oltre 50 sedi regionali e provinciali, 9 gruppi aziendali nazionali, 195 gruppi aziendali locali, per un totale di circa 100.000 soci in tutta Italia, dei quali oltre 5.000 in Toscana. Ne fanno parte tutti i cittadini in servizio attivo o in quiescenza, che, condividendone gli ideali e le finalità, intendono partecipare alle iniziative associative a difesa dei diritti e della dignità dell’anzianato di lavoro.

             La sede del Consiglio Regionale dell’Anla della Toscana è a Firenze, in via dei Neri, 27 (sederegionaletoscana@anla.it)


                                                              UFFICIO STAMPA ANLA

     





















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