giovedì 5 gennaio 2012

IL SINDACO ? RESTI CON NOI - Gianni Conti

Per il secondo anno, i giovani invitati da Matteo Renzi, sinda­co di Firenze, si sono riuniti per discutere del Partito demo­cratico; del rapporto esistente e del ricambio tra giovani e "vec­chie facce" della politica italiana; delle divisioni e dei limiti della si­nistra nel fronteggiare il cosiddetto "berlusconismo"; della necessità di presentare un giovane alle primarie interne al Pd per la candida­tura a premier; e infine, formulare "Cento idee" per assicurare un fu­turo alle nuove generazioni e, quindi, al Paese. In buona sostanza, tutte questioni di grande interesse politico e so­ciale. Tuttavia, occorre premettere che non si è trattato di una sorta di "Consiglio della Rivoluzione", ma di una libera manifestazione di giovani e meno giovani, con lo scopo primario di orientare e proporre nuove idee, nuovi metodi e, possibilmente, una nuova strategia per portare la sinistra al governo del Paese.
Dunque, non si è deciso nulla che abbia riflessi immediati sulla poli­tica nazionale e sullo statuto del Pd. Però "l'adunata" di Firenze ha ot­tenuto un successo di proporzioni notevoli, nonostante sia stato an­ticipato da altri giovani: trentenni, quarantenni, maturi, che si sono radunati in altre significative città d'Italia per manifestare il disagio del mondo del lavoro di milioni di giovani, ma il tutto senza pole­miche nei confronti della dirigenza nazionale del Pd.
Que­sto giovane sindaco, di altissima abilità comunicativa e mediática, bene e nel male, ha scoperchiato le pentole, con molto "populismo centrista", di tutti i disegni elettorali delle opposizioni al centrodestra. Le primarie non saranno più Bersani-Vendola. La compagnia potrà allargarsi anche a Zingaretti e Chiamparino. Ora, però rimane diffi­cile conciliare il ruolo di sindaco di Firenze con quella di protagoni­sta della politica nazionale. Tant'è che la domanda che spesso si fa è: "Lei si candida alle primarie?". Un sindaco di Firenze deve onorare la fiducia che gli ha dato la stragrande maggioranza dei fiorentini. Sa­rebbe un vero e proprio "tradimento". Una "fuga" incomprensibile". E poi, oggi come oggi, senza le elezioni anticipate a primavera pros­sima, il Governo Berlusconi si può sostituire solo con una personali­tà di indiscusso spessore e competenza internazionale. Dunque, sia­mo realisti! Diamo il tempo al tempo. Facciamo trionfare le idee, il cambiamento e la rinascita economica; dopodiché gli italiani sapran­no scegliere al meglio! Infatti, vien da chiedersi: dinanzi a uno spac­cato di grande crisi economica, debito pubblico, disoccupazione, in­flazione, giovani con un futuro incerto, carovita, banche in difficol­tà, imprese senza il credito sufficiente, chi ha la ricetta del successo? Anche se molte sono le proposte oggi sul tavolo dei partiti politici del­l'opposizione che possano rappresentare soluzioni-tampone per spe­cifici problemi. In questo contesto, molte idee dei cosiddetti "rotta-matori" vanno esaminate con la massima attenzione e rispetto. Ora­mai, tutti sappiamo che solo una società in sviluppo, che lavori a pieno ritmo e produca reddito, che generi idee nuove e nuove iniziative sul piano tecnologico, può trovare le risorse economiche, organizzative e culturali per affrontare e risolvere le svariate problematiche che ren­dono debole la nostra crescita. Matteo Renzi ha capito, come lo ca­pirono tanti secoli fa Cola di Rienzo e Michele di Landò, che larghe sacche di malessere lacerano il tessuto sociale, soprattutto nelle gran­di aree urbane; che il fenomeno Grillo non è nato per caso, che l'"an-tipolitica" è in forte crescita per colpa di tutta la classe dirigente ita­liana: politici, industriali, grandi burocrati, banchieri, pensionati d'o­ro ecc. Le centinaia di migliaia di lavoratori in cassa integrazione, i milioni di giovani disoccupati o precari che hanno la prospettiva di una vita miserabile, ha scatenato un'indignazione nell'opinione pub­blica. Soprattutto quella classificata come ceto medio. Renzi è stato costretto a usare un linguaggio volutamente di provocazione e di sfi­da generazionale. Solo "strappando" con la casta e i politici di Roma la gente ti ascolta!
Dunque Big Bang! Per avviare un dibattito. Una forte provocazione per avviare un processo di ricostruzione della sinistra politica e sociale all'interno del Pd. In passato, salvo alcune eccezioni, la sinistra era un esempio sul piano etico. Lo stretto legame con le forze socia­li che sempre l'ha caratterizzata, il rigore morale con cui ha condot­to tante battaglie, il rifiuto dell'opportunismo, la passione politica, erano una forza di attrazione. Tuttavia, non sta a noi dettare sugge­rimenti per il presente al Pd, in ordine al rinnovamento della sua clas­se dirigente che, peraltro, a livello di partito a Firenze è giovanissima. Possiamo, tutt'al più, dire qualcosa sulla rapida ascesa di Matteo. Per­tanto non sono dissacrante, né dico una cosa sconosciuta, afferman­do, per esempio, che Renzi, segretario provinciale della Margherita, non era certo un modello di diplomazia, né ovattato nel linguaggio. Anzi, era crudo e asciutto. Dico questo con un'enorme simpatia e, soprattutto, per mettere in risalto quello che ritengo la sua caratteri­stica più propria: la provocazione e l'ironia per mettere a confronto le opinioni, le diversità delle proposte e delle tesi. Cioè, verificare lo stato di fatto e le possibilità di cambiamento reale. Insomma, un po­litico coraggioso che non ama il quieto vivere o i modi melliflui. Dun­que, sempre in testa, mai in coda. Del suo ruolo di Sindaco è anco­ra presto per giudicare; sia per il periodo breve da valutare, sia per­ché la sua notorietà, a dimensione nazionale, non è tanto dovuta alle scelte amministrative, quanto alle sue esternazioni mediatiche sul ri­cambio della classe dirigente del suo partito, nonché alle mobilita­zioni giovanili per rilanciare la politica del fare. Ecco perché, l'opi­nione pubblica, sempre più stanca, e disaffezionata, della politica de­gli ultimi anni, è alla ricerca (possibilmente indolore) di volti nuovi, anche populisti, purché decisi a rimettere tutto in discussione nono­stante le "finestre aperte" sul mondo intero, che ci guarda per la per­sistente crisi economica non assecondata da una politica di riforme e di rigore equilibrato tra lavoratori e benestanti. La vicenda di Mat­teo Renzi ci riporta alla storia di un movimento turco, composto es­senzialmente da giovani arrabbiati e indignati con il vertice, al pote­re in Turchia. Nonostante il tempo trascorso, e il diverso contesto sto­rico e sociale, questi giovani, denominati "Giovani Turchi", presero il potere. Inizialmente si trattava di un'associazione segreta ottoma­na, sorta sul finire dell'Ottocento a opera di studenti, intellettuali e giovani ufficiali, con lo scopo di rinnovare le insufficienti e corrotte antiche strutture dell'Impero; di ridare vitalità e ardore alla vita del Paese con un'organizzazione statale moderna e democratica. Questa è una storia molto diversa e di tempi remoti. Però i movimenti dei giovani sono quasi sempre mossi da ideali e, dunque, portati a espan­dersi in modo contagioso e vitale. Anche se da noi la democrazia e il pluralismo sono capisaldi che garantiscono il libero pensiero a ogni cittadino nel rispetto delle leggi e della Costituzione. Oggi ci sono sofferenze sempre più diffuse per le situazioni di privilegio che crea­no un senso di grande disaffezione per la politica ma, soprattutto, per i politici in carriera permanente. Il clima del paese è rovente perché la ripresa della crisi economica appare sempre più lontana. Purtrop­po i riti della politica sono lunghi e farraginosi, mentre i mercati in­ternazionali sono sempre più spietati, in particolare con Italia e Spa­gna, e, pertanto, sarà sempre più difficile placare la voglia di cam­biamento e di affannosa ricerca di una via d'uscita. Ecco perché, le provocazioni del sindaco Renzi e di qualche altro esponente Pd, lon­tano dalla stanza dei bottoni, trova ascolto e fa aumentare gli indi­gnati anche tra i benpensanti.
I giovani, gli indignati non violenti, i disoccupati, i precari e i "som­mersi" si sono uniti nella denuncia e in piazza, hanno chiesto il risa­namento del grave disordine morale che inquina la vita pubblica ita­liana.
Tuttavia, il nuovo corso della politica italiana non potrà avvenire per mezzo delle primarie. Sarebbe una pia illusione. Sono i congressi che stabiliscono la politica, le linee strategiche, i programmi e, molto spesso, anche le alleanze di governo.
Nonostante le possibili ambiguità e l'impazienza del sindaco di Fi­renze, di Civati, Serrachiani e altri, il messaggio è servito a diffonde­re una presa di coscienza forte della necessità di un deciso intervento formativo delle coscienze a livello di impegno politico e sociale. Un corretto richiamo per una mutazione profonda sul piano culturale, politico e operativo non si presenta certo come cosa facile. Altro che primarie! Io ritengo che i nodi non può scioglierli un vincitore di pri­marie. E necessario il Congresso; un congresso che faccia leva su quel­la che papa Giovanni xxm chiamava "moralità laica", fatta di giusti­zia ricercata, di dignità dell'uomo, di difesa dei diritti umani, di li­bertà assicurata socialmente. Ecco perché la crisi economica e politica del nostro Paese avverte il bisogno di una rinnovata formazione civi­ca, che sviluppi una cultura di solidarietà. Sindaco, resta con noi! A Firenze, la "città sul Monte" del sindaco Giorgio La Pira.


Gianni Conti
articolo riportato dal Governo delle idee mensile di politica , cultura , economia n. 104/105