mercoledì 2 ottobre 2013


QUEL PANORAMA VIOLATO

di Luigi Del Fante

E' stato scritto: «Il "nuovo" Giardino delle rose, sotto piazzale Michelangelo, ospita le sagome visionarie di Jean-Michel Folon. L'incanto di questo giardino-terrazza tra i più belli di Firenze, è lasciarsi guidare dalle dodici fantastiche creature, opera dello scultore belga, frutto di una donazione della vedova Folon, Paola Ghiringelli. Lo spazio è stato allestito in modo da accogliere al meglio le opere (dieci sculture in bronzo e due gessi) donate a Firenze, con cui Folon stabilì nel 2005, in occasione della sua esposizione al Forte Belvedere, un intenso legame affettivo, poco prima di morire. [:..J Partir, grande cornice metallica a forma di valigia che esalta il panorama di Firenze».

La scultura/cornice è senza dubbio densa di poesia, evocatrice di sogni, di voglia di partire, non solo fisicamente, ma anche con la mente, al futuro e, magari, anche ai ricordi belli d'un tempo... Ma il panorama di Firenze e, soprattutto, "quel" panorama straordinario che si gode da quella precisa postazione, appena si entra nel giardino, sulla sinistra (tra l'altro miracolosamente rimasto indisturbato da clementi tecnologici come antenne, tralicci, parabole) non ha bisogno di "aggiunte al contorno", deve essere lasciato libero da ogni confine, in modo che l'osservatore possa apprezzarlo in libertà, senza soluzione di continuità, in tutta la sua bellezza, seduto, in silenzio, sulle panchine, come "dolcemente" suggerisce il turista di bronzo, seduto anch'esso in tranquilla ed estatica contemplazione, senza tempo: proprio come senza tempo vorrebbe che fosse ogni cittadino del mondo che per avventura si trovi a passare da quel luogo d'incanti, splendidamente appollaiato sul fianco della collina di Monte alle Croci.

Questa scultura/cornice avrebbe avuto molto probabilmente una collocazione più consona con la vista "reale" dell'orizzonte marino, in modo da esaltare davvero il movimento fantastico del bastimento in mezzo al mare, sulla cresta delle onde sempre nuove, spumeggianti, scintillanti nel meriggio d'estate e luccicanti di sogno nelle notti di luna.

Comunque la scultura Partir avrebbe potuto essere sistemata in altra posizione, sempre all'interno del Giardino delle Rose, ma in un punto più defilato, pur sempre dotato di un panorama eccellente. E tutta una questione di sensibilità e di buon senso: due qualità imprescindibili per coloro che operano nella gestione e conservazione delle città storiche e in modo speciale per quelle dichiarate Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco; ma spesso assenti. Perché, allora, lasciarsi abbagliare, sull'onda di un entusiasmo istintivo o di una moda del momento, e azzerare una delle qualità salienti di un luogo d'eccezione, già lì presente da secoli, con tutta la sua bellezza (cui niente potrebbe aggiungere di più), subito pronti a regalare una splendida occasione al "genio" di turno, più o meno esaltato dalla critica? Qualcuno ha scritto: «Partir, grande cornice metallica a forma di valigia che esalta il panorama di Firenze». E la sublime e discreta bellezza delle rose?

Luigi Del Fante, architetto fiorentino

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