QUEL PANORAMA VIOLATO
di Luigi Del Fante
E' stato scritto: «Il "nuovo" Giardino delle rose,
sotto piazzale Michelangelo, ospita le sagome visionarie di Jean-Michel Folon.
L'incanto di questo giardino-terrazza tra i più belli di Firenze, è lasciarsi
guidare dalle dodici fantastiche creature, opera dello scultore belga, frutto
di una donazione della vedova Folon, Paola Ghiringelli. Lo spazio è stato
allestito in modo da accogliere al meglio le opere (dieci sculture in bronzo e
due gessi) donate a Firenze, con cui Folon stabilì nel 2005, in occasione della
sua esposizione al Forte Belvedere, un intenso legame affettivo, poco prima di
morire. [:..J Partir, grande cornice metallica a forma di valigia che esalta il
panorama di Firenze».
La scultura/cornice è senza dubbio densa di poesia,
evocatrice di sogni, di voglia di partire, non solo fisicamente, ma anche con
la mente, al futuro e, magari, anche ai ricordi belli d'un tempo... Ma il
panorama di Firenze e, soprattutto, "quel" panorama straordinario che
si gode da quella precisa postazione, appena si entra nel giardino, sulla
sinistra (tra l'altro miracolosamente rimasto indisturbato da clementi
tecnologici come antenne, tralicci, parabole) non ha bisogno di "aggiunte
al contorno", deve essere lasciato libero da ogni confine, in modo che
l'osservatore possa apprezzarlo in libertà, senza soluzione di continuità, in
tutta la sua bellezza, seduto, in silenzio, sulle panchine, come "dolcemente"
suggerisce il turista di bronzo, seduto anch'esso in tranquilla ed estatica
contemplazione, senza tempo: proprio come senza tempo vorrebbe che fosse ogni
cittadino del mondo che per avventura si trovi a passare da quel luogo
d'incanti, splendidamente appollaiato sul fianco della collina di Monte alle
Croci.
Questa scultura/cornice avrebbe avuto molto probabilmente una
collocazione più consona con la vista "reale" dell'orizzonte marino,
in modo da esaltare davvero il movimento fantastico del bastimento in mezzo al
mare, sulla cresta delle onde sempre nuove, spumeggianti, scintillanti nel
meriggio d'estate e luccicanti di sogno nelle notti di luna.
Comunque la scultura Partir avrebbe potuto essere sistemata
in altra posizione, sempre all'interno del Giardino delle Rose, ma in un punto
più defilato, pur sempre dotato di un panorama eccellente. E tutta una
questione di sensibilità e di buon senso: due qualità imprescindibili per
coloro che operano nella gestione e conservazione delle città storiche e in
modo speciale per quelle dichiarate Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco; ma
spesso assenti. Perché, allora, lasciarsi abbagliare, sull'onda di un
entusiasmo istintivo o di una moda del momento, e azzerare una delle qualità
salienti di un luogo d'eccezione, già lì presente da secoli, con tutta la sua
bellezza (cui niente potrebbe aggiungere di più), subito pronti a regalare una
splendida occasione al "genio" di turno, più o meno esaltato dalla
critica? Qualcuno ha scritto: «Partir, grande cornice metallica a forma di valigia
che esalta il panorama di Firenze». E la sublime e discreta bellezza delle
rose?
Luigi Del Fante, architetto fiorentino
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