I DEHORS, I PACCHIANI
"SALOTTI" DELLE TRATTORIE FIORENTINE
di Giovanni Malanimo.
Ritorno ancora una volta, anche sollecitato dal
direttore Gianni Conti, su un argomento relativo al decoro degli spazi pubblici:
vie e piazze di questa città. Sulla volgare crescente occupazione dei luoghi,
anche i più prestigiosi e sensibili a qualsiasi intrusione. I salotti buoni di
Firenze e quindi dei fiorentini sono diventati gli stessi dei vari gestori, e
proprietari di locali per la ristorazione. Per camuffare il tutto è stata usata
una accattivante parolina esotica: l'avverbio francese dehors (fuori), per indicare quelle
strutture che vanno dalle semplici pedane recintate, ai più ingombranti gazebo,
fino a vere e proprie costruzioni in acciaio e vetro. Piazza San Giovanni,
piazza della Signoria, piazza della Repubblica, tre luoghi simbolo della città,
sono stati letteralmente invasi da queste strutture.
In piazza San Giovanni, a nord del Battistero, è stata
occupata quasi l'intera carreggiata stradale, tanto da limitare la mobilità dei
numerosi pedoni, in gran parte turisti. Saremmo quasi tentati di rimpiangere
il fatto che da lì non ci sia passata la tranvia. In piazza della Signoria, su
i due lati che fronteggiano il Palazzo Vecchio, di anno in anno stanno avanzando
i tavolini, giunti ormai fino a metà piazza. Mi domando il motivo per cui sia
stata fatta la proposta, interessante, di riquadrarla in campiture di cotto;
per l'uso che se ne fa tanto vale lasciarla cosi com'è. In piazza della
Repubblica, che ricalca l'antico foro romano, tra l'altro la più deputata a
ospitare queste strutture che fino a oggi convivevano piacevolmente con quel
luogo liberato da tempo dal traffico, sono stati realizzati sul suolo pubblico
dei veri e propri "edifici" di acciaio e vetro, costruiti quasi in
concorrenza con quelli che perimetrano la piazza. Chissà cosa direbbero gli
storici personaggi frequentatori delle Giubbe Rosse. Tralasciamo, per carità
di patria e per non abusare della pazienza dei lettori, tutte le altre piazze
e strade nelle solite condizioni, che concorrono anch'esse al generale degrado
della città, dove talvolta questi interventi costituiscono anche un intralcio
alla sicurezza della circolazione.
Avevamo sperato che la nuova "cultura dei
vuoti" e la solerzia con cui si è fatta "piazza pulita" di
alcuni luoghi prestigiosi, fosse stata realmente tale. Evidentemente ci
eravamo sbagliati. Questi vuoti sono stati rapidamente riempiti nel modo in cui
abbiamo visto. Una sorta di megamangificio dove regna sovrana lei: la pizza.
Ma dove si sono rifugiati, oltre all'amministrazione comunale, l'organo di
tutela ambientale come la Soprintendenza? Forse è giunto il momento di
ripensare questa politica con un po' più di misura e attenzione, ma soprattutto
di rispetto per questi luoghi unici al mondo.
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