E' inutile rifare la storia di quanto è stato annunciato a Firenze dalla Giunta Renzi in questi ultimi due anni; è sufficiente sottolineare come da questo periodo si esca con molte buone intenzioni e, per ora, poche certezze.
Infatti, al di là del lodevole cambio di marcia rispetto alla modesta e grigia andatura della Giunta Domenici, Renzi ha impresso una forte accelerazione sui problemi della mobilità cittadina, ottenendo consensi, popolarità e interviste in quantità industriale. Però, molti sono i punti interrogativi che discendono proprio dal Piano strutturale, indicato come base di partenza principale del programma urbanistico di Firenze per i prossimi vent'anni. Farebbe parte ormai della consuetudine iniziare l'analisi sulla situazione economica della nostra provincia con un richiamo alla crisi in atto in tutto il Paese, che si manifesta in termini sempre più drammatici, anche in previsione della nuova manovra economica in corso di aggiustamento. Come si risponde alla preoccupante crisi, i cui connotati e rischi di ulteriore disoccupazione vengono individuati e denunciati dalle diverse parti sociali e politiche? Risposta: tutto è sotto controllo; arriveranno i beni demaniali, caserme, aree dismesse pubbliche e private a garantire crescita economica, sviluppo industriale e sociale. È un quadro oltremodo ottimistico. Ebbene, di fronte a una crisi strutturale come quella che stiamo vivendo sono indispensabili risposte più certe e radicali, che possano arginare l'eventuale e temuta recessione con conseguenze devastanti sull'occupazione. A Firenze, passata la buona stagione turistica, incamerata la provvidenziale "tassa di soggiorno", occorrerà attivare interventi operativi capaci di accrescere in modo urbanisticamente ordinato l'assetto e l'immagine della città e della sua fragile economia, basata quasi esclusivamente sul territorio. I temi urbanistici che ci stanno davanti sono purtroppo molti e delicati, provenendo da quasi vent'anni di inerzia propositiva é operativa che ha portato al logoramento le principali strutture e infrastrutture cittadine e del comprensorio interurbano.Nonostante il Piano strutturale, le Ferrovie dello Stato, con l'accordo per il sottopasso e la stazione Foster, hanno trovato il modo per ottenere aree edificabili in grande quantità in cambio di un buon "risarcimento" sui possibili disagi urbani.
Come dire, l'eccezione (volumi edificabili) conferma la regola (volumi zero) del Piano strutturale. In teoria, nei prossimi vent'anni, l'esclusiva delle aree edificabili cittadine sarà nelle mani dei padroni di Castello e delle aree di risulta delle Ferrovie, già dello Stato ma ora privatisticamente gestite.
Per quanto concerne la cosiddetta Area metropolitana fiorentina siamo sempre nella commedia pirandelliana. In questo clima di "tripudio del campanile", il presidente della Provincia di Firenze dimostra la volontà di superare gli anacronistici veti e steccati. Ogni toscano può constatare come, nelle condizioni date, sarà difficile superare differenze all'insegna di: "mai con Firenze!". Stupidamente, siamo ancora a Mon-taperti e Campaldino. Fra tanto dissennato e isterico agitarsi, nulla si decide concretamente sulla città metropolitana, sulla revisione delle province, sull'aeroporto, sulle infrastrutture, sull'auditorium ecc. Purtroppo, nonostante il positivo attivismo del sindaco Renzi, abbiamo una Firenze chiusa in se stessa, assediata, costretta all'isolamento e, dunque, perdente nei confronti dei comuni del comprensorio e destinata all'avvitamento. Autorevolmente autarchica, la sfida per la città di Firenze può essere vinta se dalle parole, abbandonando le elaborazioni di fantasia, passeremo realmente ai fatti. L'economia e la lotta al degrado, oggi, si spostano sui progetti e sul territorio inseguendo le strutture e le infrastrutture che il territorio intercomunale offre; il resto sono trovate effimere di scarsa sostanza e durata.
Alessandro Del Taglia Presidente del Rotary Michelangelo
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